La Biblioteca di Babele

Ci sono cinque mensole per ciascuna delle pareti dell'esagono; ogni scaffale contiene trentacinque libri di formato uniforme; ogni libro è di quattrocentodieci pagine; ogni pagina, di quaranta righe, ogni riga, di circa ottanta lettere che sono di colore nero. Ci sono anche lettere sul dorso di ogni libro; queste lettere non indicano né prefigurano ciò che diranno le pagine. So che questa incoerenza un tempo sembrava misteriosa. Prima di riassumere la soluzione (la cui scoperta, nonostante le sue tragiche proiezioni, è forse il fatto capitale della storia) desidero richiamare alcuni assiomi. Primo: la Biblioteca esiste ab aeterno. Questa verità, il cui immediato corollario è l'eternità futura del mondo, non può essere messa in dubbio da nessuna mente ragionevole. L'uomo, il bibliotecario imperfetto, può essere il prodotto del caso o di malevoli demiurgi; l'universo, con la sua elegante dotazione di scaffali, di volumi enigmatici, di scale inesauribili per il viaggiatore e di latrine per il bibliotecario seduto, non può che essere opera di un dio. Per percepire la distanza tra il divino e l'umano, basta confrontare questi simboli rozzi e vacillanti che la mia mano fallibile scarabocchia sulla copertina di un libro, con le lettere organiche all'interno: puntuali, delicate, perfettamente nere, inimitabilmente simmetriche. Secondo: i simboli ortografici sono in numero di venticinque.^ Questa scoperta rese possibile, trecento anni fa, formulare una teoria generale della Biblioteca e risolvere in modo soddisfacente il problema che nessuna congettura aveva decifrato: la natura informe e caotica di quasi tutti i libri. Una che mio padre vide in un esagono sul circuito quindici novantaquattro era composta dalle lettere MCV, ripetute perversamente dalla prima all'ultima riga. Un altro (molto consultato in quest'area) è un mero labirinto di lettere, ma la penultima pagina dice Oh tempo le tue piramidi. Questo è già noto: per ogni linea sensata di affermazione diretta, ci sono leghe di cacofonie insensate, confusione verbale e incoerenze. (Conosco una regione rozza i cui bibliotecari ripudiano l'usanza vana e superstiziosa di trovare un significato nei libri e la equiparano a quella di trovare un significato nei sogni o nelle linee caotiche del proprio palmo... Ammettono che gli inventori di questo la scrittura imitava i venticinque simboli naturali, ma sostenete che questa applicazione è accidentale e che i libri non significano nulla in se stessi (questo detto, come vedremo, non è del tutto fallace).